Intervista con la StartUp: Moku

La nostra rubrica Intervista con la StartUp si apre con Moku.io, un'impresa che ha sviluppato una tecnologia per prendere annotazioni (testi, evidenziature, disegni, etc.) sopra a dei livelli trasparenti, come fossero dei fogli da lucido, senza modificare il file originale. Tutti i documenti sono disponibili su qualsiasi dispositivo e senza dover installare nulla. Si possono condividere facilmente o mantenere privati: sta all’utente decidere.

Moku

Nome dei fondatori:
Piera Scalco, Michele Redolfi, Simone Pozzobon

Nome della Startup:
Moku

Sede:
Lavoriamo presso H-FARM Ventures (Roncade, Treviso), in cui abbiamo seguito un percorso di incubazione nei primi mesi del 2013.

Mission:
Arricchire e semplificare la gestione e la fruizione dei documenti digitali, sia per gli studenti che per le aziende.

Cosa fa la vostra startup in un tweet:
Web app per studenti con cui organizzare, condividere e prendere appunti sui documenti, sopra a dei livelli trasparenti.

Quando siete nati:
Ufficialmente, siamo una startup da marzo 2013. L’idea iniziale è di qualche anno fa.

Come siete nati:
L’idea è venuta durante l’università a Piera, stanca di doversi giostrare tra fotocopie, foglietti, appunti prestati e mai riavuti indietro. Voleva creare una piattaforma che semplificasse il processo di studio, con cui prendere appunti e poter condividere in modo semplice le dispense con i suoi compagni senza dover fare copie su copie ogni volta. Michele e Simone, suoi compagni di corso a Ingegneria Informatica (Università di Padova), hanno condiviso la sua visione e deciso di intraprendere con lei la strada (non facile) dell’imprenditoria.

Quanti eravate all’inizio:
3

Quanti siete adesso:
5. A noi si sono aggiunti Marco, web designer, e Cecilia, community manager.

Parli inglese?
Sì, tutti e tre parliamo inglese.

Quanto ti ha aiutato la conoscenza dell’inglese nel lancio della Startup?
Il lancio vero e proprio è avvenuto in Italia, ma il carattere del nostro progetto è internazionale. I nostri utenti provengono da più di 15 Paesi differenti, il nostro sito è bilingue, la nostra presenza sui social e l’assistenza che forniamo pure. Sarebbe molto limitante se ci rivolgessimo solo agli studenti italiani.

Quanto credi sia importante l’inglese nel tuo lavoro?
E’ fondamentale: per attirare utenti e clienti, per curare le relazioni con investitori e mentor provenienti da tutto il mondo, per farci conoscere al di fuori dell’Italia, per partecipare a eventi, per rispondere alle domande dei nostri utenti, da qualunque Paese provengano.

Un corso di inglese all’estero o in Italia? Perchè?
All’estero, perchè una lingua si impara bene stando tra i madrelingua. Per spostarsi, per fare la spesa, per lavorare, per costruire delle relazioni, per viversi appieno il Paese, si è “costretti” a imparare la lingua.  Al massimo, in Italia si può fare un mini corso per imparare le basi prima di partire.

Assumeresti un collaboratore che non parla inglese?
Tendenzialmente no, perché tutto il nostro progetto è pensato per svilupparsi anche in inglese e i nostri collaboratori devono condividere e saper lavorare con questa mentalità internazionale.

Tecnologia, innovazione e inglese. Come giudichi questo trinomio?
Anche se l'innovazione non ha una nazionalità specifica, non si può negare che molte delle idee, startup e aziende più di successo provengono da Paesi anglofoni o, comunque, a forte carattere internazionale. Anche in Italia ci sono tante realtà innovative e tecnologiche, ma la conoscenza dell'inglese è imprescindibile per non restare tagliati fuori dal mercato, per non perdere occasioni di networking, per conquistare utenti e clienti. L'identità territoriale di un'azienda deve essere accompagnata da una visione globale.

Grazie a tutto lo staff di Moku.io per il tempo dedicato all'intervista e in bocca al lupo per il vostro futuro successo!

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